Prime fasi nell'interazione madre-bambino
di Antonio Sammartino
12/09/2019
I comportamenti dei genitori costituiscono quindi, i primi stimoli esterni, che consento al bambino di riferirsi al suo mondo interno e di iniziare a gestire i suoi primi comportamenti
Fin dai primi giorni di vita il bambino possiede una innata capacità di risposta agli stimoli dell’ambiente che lo circonda, che gli giungono prevalentemente dai genitori, che gli offrono la necessaria protezione e accudimento. Inoltre il bambino viene anche sollecitato da tensioni interne quali la fame, il sonno, le tensioni muscolari, le coliche gassose, ecc.
A seguito di queste prime esperienze il bambino inizia ad apprendere che alcuni gesti ricorrenti delle figure di accudimento (allattamento, carezze, attenzioni, ecc..) producono un’attenuazione delle sue tensioni interne, per cui inizia ad interagire con loro, nel tentativo di ricercare soluzioni in grado di offrirgli un migliore livello di benessere. Questi rudimentali comportamenti cominciano a strutturare nel bambino schemi mentali finalizzati a porlo in contatto con gli altri, cioè a definire quello che comunemente viene detto sistema di attaccamento.
La ripetizione dei primi stati affettivi condivisi, prevalentemente inconsapevoli e non verbali (visione del viso sereno della madre, contatto con il suo corpo, sensazione di calore, ecc.), consentono al bambino di organizzare e integrare nel suo cervello la formazione di specifiche connessioni neuronali, che gradualmente determinano quei particolari stati neurofisiologici che comunemente chiamiamo emozioni.
Se queste prime esperienze con le figure di accudimento sono ottimali, il bambino sarà in grado di regolare l’intensità e di modulare meglio le proprie sensazioni. Questo stato psicofisiologico corrisponde ad una ridotta attività dei Lobi Frontali, che consentono al bambino di potenziare le condotte esplorative ed immaginative e contribuiscono a consolidare l’identità e l’esperienza del sé.
L’importanza dell’esperienza dell’allattamento
Secondo Stern, la fame è per un neonato un’esperienza sconvolgente, una tempesta per il suo sistema nervoso, un caos che produce una disorganizzazione nel comportamento del bambino.
La sensazione della fame, che inizia debolmente per poi crescere in modo rapido, causa nel bambino un senso di irritabilità che coinvolge l’attenzione, le emozioni, l’eccitazione, le percezioni. Il bambino agita le gambe e le bracci, i respiri si fanno più brevi, frequenti ed irregolari. L’aumento della fame si localizza, i crampi lo spingono verso un pianto disperato che consiste in rapide e profonde inspirazioni ansanti (risucchio) e in lunghe espirazioni accompagnate da strilli che si prolungano fino alla fine dell’espirazione. Le possenti espirazioni del pianto, sono importanti in quanto riportano nel bambino, un coordinamento nel comportamento, un momentaneo sollievo alla sofferenza.
Nella loro globalità, queste manifestazioni consentono al bambino, sia di mettersi in contatto con il mondo esterno, manifestando ai genitori il proprio disagio al fine di ottenere una risposta, sia di controllare il mondo interno, modulando l’intensità della fame.
Quando la mamma finalmente arriva, lo prende in braccio ed inizia a parlargli, non importa cosa dice, fondamentale è l’intonazione in quanto serve per tranquillizzare, perché se il bambino è troppo agitato potrebbe non riuscire ad attaccarsi al seno della mamma. All’inizio, per poterlo domare, il ritmo deve essere più veloce di quello degli strilli del bambino, successivamente la mamma deve ridurre il ritmo, per poterlo ricondurre in uno stato di minore eccitazione.
Nel prenderlo in braccio la mamma lo appoggia contro il suo petto, mentre con l’altra mano si sbottona la camicetta, quindi lo mette in una posizione orizzontale per farlo mangiare e nello stesso tempo lo accarezza e lo rassicura.
Questi semplici gesti cambiano radicalmente il mondo del bambino, creando intorno a lui un guscio protettivo, in quanto l’abbraccio (torace contro torace, in posizione eretta) è la più possente forma di rassicurazione fisica per l’individuo, quando è eccitato e in preda allo sconforto. Forse il bisogno dell’adulto, di essere abbracciati quando si è soli, tristi e insicuri, nasce da questo tipo di esperienza. Successivamente la mamma lo attacca al seno e il bambino dopo aver trovato il capezzolo si mette avidamente a succhiare. Nulla deve distrarre il bambino e la madre dovrebbe limitarsi a guardarlo in silenzio e con atteggiamento sereno, al fine di trasmettere al figlio sicurezza e tranquillità. Dopo un po’ il ritmo della suzione assume un andamento più lento e il bambino inizia a guardare il viso della mamma e nel suo mondo interno, tutto si trasforma.
Il latte ingerito, invia segnali biochimici allo stomaco, che attraverso il sangue, ritrasmette l’informazione al cervello, riducendo così l’attività del centro della fame, mentre il volume di latte presente nello stomaco agisce come un segnale per il cervello che è stata superata la fase acuta (nella prima fase il bambino pensa solo a nutrirsi), per cui il bambino può succhiare e nello stesso tempo comunicare, mostrando piacere nel relazionarsi con la madre. Trascorso un certo tempo, generalmente il bambino smette di sorridere, in quanto non è più disponibile all’attività ludica; per la mamma questo è il segnale per riprendere la poppata. La madre, smettendo di giocare, segnala al bambino, con una espressione quasi seria del volto, che è ora di riprendere a nutrirsi.
Questo tipo di esperienza: l’arrivo della mamma, i cambi di posizione, la relazione, lo scambio di messaggi non verbali, ripetuti nel tempo, consentono al bambino di crearsi le prime aspettative.
Cosa accade nel mondo interno del bambino se la madre, mentre lo allatta svolge altre attività, parla al telefono, litiga con il partner, guarda la televisione, gira per casa, ecc., oppure se l’espressione del volto è sempre triste?
L’esperienza si trasforma per il bambino in una relazione disorganizzata e caotica, rendendo impossibile qualsiasi tipo di sintonizzazione relazionale fra la madre e il figlio.
In sintesi, è importante che il pasto avvenga in un clima calmo e rilassato, in cui fondamentale è anche la continuità e la qualità del livello di comunicazione che la mamma crea con il proprio bambino, in quanto esiste una importante relazione che perdurerà nel tempo, tra il ciclo di appagamento-piacere-attenzione e la presenza della mamma e delle sue azioni, che il bambino utilizzerà per costruire un’immagine ideale della madre, che funzionerà da prototipo per quello che si attenderà da adulto dalle persone amate.
La precoce formazione della coscienza è confermata dalla notevole attività elettrica e maturità funzionale, presente sin dalla nascita, delle strutture celebrali (tronco encefalico, ipotalamo, corteccia somato-sensitiva e cingolo) coinvolte nella formazione delle mappe cognitive relative alla correlazione tra mente e corpo.